In azienda, il miglioramento dell’engagement e la costruzione di un senso di comunità sono temi da sempre ai primi posti nelle agende degli HR, considerate le ricadute che hanno sul business.

Anche Epicuro, oltre duemila anni fa, si occupava di benessere delle persone. Se fosse stato il responsabile HR di un’azienda greca avrebbe lavorato assiduamente al miglioramento del c.d. benessere organizzativo, districandosi fra aponia e atarassia per dare serenità e felicità alle sue persone. Consapevole che stare bene insieme porta a lavorare bene.

È passato molto tempo e le differenze fra il suo e il nostro tempo sono di sicuro molte, ma una cosa possiamo dire sia rimasta uguale: la nostra naturale inclinazione a relazionarci con gli altri. Un dettaglio non da poco, visto che i risultati si raggiungono con il lavoro di squadra. Anche in tempo di distanziamento fisico. Una condizione che rende il lavoro delle risorse umane ancora più difficile.

Partendo da queste osservazioni, è naturale chiedersi quali possano essere gli strumenti oggi utili nella “cassetta degli attrezzi” dell’HR. Fra questi, a nostro avviso, uno spazio va certamente riservato agli spunti che arrivano copiosi dalle neuroscienze. Un ambito di studio che offre l’opportunità di ridisegnare processi e pratiche aziendali cercando un maggiore allineamento con la natura dell’essere umano. Questo è un modo di mettere davvero al centro la persona, lavorando in maniera sistematica sulla relazione, sull’ingaggio, sulla reciprocità e, di conseguenza, sulla sostenibilità.

Chissà cosa direbbe oggi Epicuro sulla relazione mediata dalla tecnologia, come le riunioni su Zoom, su Skype, o come la formazione via webinar… non lo sapremo mai, ma è ragionevole pensare che la sua “Academy” non avrebbe tralasciato nessun serbatoio di sapere per creare benessere nella sua azienda greca.